Le barriere coralline
I coralli sono i più vecchi organismi viventi al mondo e con la loro capacità di costruire immense barriere coralline, nel corso dei millenni sono stati in grado di creare suggestivi biotopi marini.
Se dovessimo in breve spiegare a chi non ne conosce la morfologia cosa sia un corallo potremmo dire che questo è costituito da una colonia di più polipi geneticamente uguali che vivono insieme su una stessa struttura. Grazie alla loro capacità di utilizzare il calcio ed i carbonati presenti nell’acqua di mare e di fissarlo nella loro struttura sono in grado di costruire, a seconda della specie, formazioni coralline delle più svariate forme e dimensioni. La Grande Barriera Corallina in Australia è la più importante del mondo, con una lunghezza di oltr 2000 km. Le strutture coralline sono dette barriere quando si trovano ad una certa distanza dalla costa, e da questa sono separate da una laguna poco profonda. Se sono vicine alla costa prendono, invece, il nome di frangenti. Infine gli atolli, barriere coralline circolari sorte intorno ad antiche isole vulcaniche, oggi scoparse. L’anello di corallo separa una laguna interna poco profonda (dove una volta era il vulcano), dall’oceano aperto circostante. Le correnti hanno portato, poi, sabbie e detriti, e su queste ha iniziato a crescere la vegetazione, formando gli atolli .
Sarebbe errato credere che il corallo non sia in grado di svilupparsi nei mari freddi ma i coralli che maggiormente attraggono l’attenzione per forme e colori sono senza dubbio quelli che si sviluppano nelle fasce tropicali degli oceani dove la temperatura si mantiene più o meno calda durante tutto il corso dell’anno garantendo così maggiori quantità di cibo ed un range di temperatura dell’acqua che varia da un minimo di 22 gradi ad un massimo di 28.
I coralli appartengono alla classe degli Anthozoa e sono divisi i 2 sottoclassi a seconda del numero dei tentacoli dei loro polipi; sono classificati con il nome di Zoantharia (o Hexacorallia) quelli con più di otto tentacoli in multipli di sei, mentre sono chiamati Alcyonaria (o Octocorallia) quelli provvisti di 8 tentacoli. Grazie ai suoi tentacoli il polipo è in grado di nutrirsi catturando zooplancton come nel caso di coralli del genere Acropora e Pocillopora o addirittura piccoli pesci e crostacei così come fanno coralli del genere Trachyphyllia ed Euphyllia; in realtà però il corallo il 90% del suo fabbisogno riesce a procurarselo tramite le zooxanthellae, delle algheunicellulari simbiotiche che vivono sulla sua struttura e che per sopravvivere dipendono dalla luce solare costringendo quindi i coralli a svilupparsi in acque poco profonde.
Altri coralli che non sono invece in simbiosi con le zooxanthellae e chedevono quindi “cacciare” per vivere possono svilupparsi in acque molto più profonde, come nell’oceano atlantico dove il genere Lophelia è detentrice del record di profondità sviluppandosi a ben 3000 metri.
Purtroppo negli ultimi anni questo patrimonio di biodiversità è più volte stato messo a dura prova dall’uomo che solo da pochi anni ha capito l’importanza di proteggere questi splendidi “giardini” sottomarini e che in passato sia per motivi semplicemente per così dire edili, con i blocchi di corallo si costruivano infatti molto spesso le abitazioni nei villaggi sulla costa che per rifornire le stock list dei grandi esportatori del settore acquariologico ha sottovalutato l’impatto che avrebbe potuto avere su un così fragile acosistema. A tal scopo da pochi anni si è cercato di sensibilizzare gli abitanti di quei luoghi affacciati sulle barriere coralline, soprattutto indonesiane, rendendoli partecipi di progetti mirati alla costruzione e gestione di vere e proprie Coral Farm dove da una singola colonia originaria è possibile creare diverse frags da poter poi far crescere singolarmente così da essere reintrodotte, una volta cresciute in quei punti della barriera maggiormente danneggiati. Grazie a questi progetti è così possibile venire incontro anche a quella grande richiesta di coralli da parte del mercato acquariologico che finalmente, anche grazie all’istituzione dei permessi CITES che ne regolamentano il mercato, permettono al privato di coltivare questo hobby senza andare a gravare sull’ambiente.